La mia storia inizia circa 4 anni fa, all’inizio del 2018 (prima di allora non mi ero mai avvicinata al sesso), con il mio fidanzato dell’epoca, quando mi sono accorta che la penetrazione era impossibile. Ci abbiamo provato mille volte, in tutti i modi possibili ma niente da fare, non c’era verso nemmeno di toccarmi dall’esterno, ogni volta provavo solo un fastidio tremendo e d’istinto gli allontanavo la mano.
Lui ha avuto davvero tanta pazienza, lo ammiro per questo, finché ad un certo punto non ce l’ha fatta più e la relazione è finita per questa ragione. Non lo biasimavo, io stessa non avevo idea del perché mi succedesse, lo capivo benissimo.

Da quel momento, stupidamente, ho accantonato il problema convincendomi, mentendo a me stessa, che se non riuscivo a fare sesso e a farmi toccare da lui era perché evidentemente non era il tipo giusto per me.
Sta di fatto che il problema si è poi ripresentato tutte le altre volte in cui mi sono trovata in quella situazione, con decine di altri ragazzi con i quali ho provato. Ogni volta accampavo le più svariate e fantasiose scuse per giustificare (più a me stessa che a loro) il fatto di non volere andare oltre. A loro puntualmente dicevo di fermarsi quando capivo che di lì a poco avrebbero provato a penetrarmi. “Ho le mie cose” dicevo ogni volta, come un copione. E poi evitavo di rivederli per non dovermi inventare altre scuse, per paura che scoprissero il mio “segreto”.

A me stessa andavo dicendo
“ma sì, mi sono bloccata perché non sarà stato in grado di eccitarmi come volevo”
“ma sì, sarà che in fondo non mi piace più di tanto”
” ma sì, sarà stato poco delicato”
“ma sì, evidentemente non mi sento ancora pronta, ma sì chissene frega dopotutto è solo un idiota”

Cercavo di convincermi che il problema fossero gli altri, che il fatto di essere arrivata a quell’età senza avere fatto sesso, pur non mancandomi le occasioni, fosse dovuto ad una serie di sfortunate circostanze. Non so come ho fatto a non capire fin dall’inizio che il problema ero io.
Non che non lo sospettassi, infatti ci ho provato più di una volta a liberarmene da diversi ginecologi. Ovviamente nessuno è mai riuscito a visitarmi perché ogni volta che venivo toccata lì sotto saltavo e mi ritraevo come se avessi avuto la corrente elettrica.
Una di loro una volta mi disse che il problema poteva essere dovuto ad un imene eccessivamente rigido, che faticava a rompersi e di conseguenza mi procurava dolore. Mi suggerì quindi di rimuoverlo chirurgicamente, cosa che ho accettato felicissima. Finalmente la mia vagina sarebbe stata libera e senza quel tappo! Non vedevo l’ora.
Due anni fa entro in sala operatoria. Ero decisa a liberarmi di quell’odioso imene che pensavo essere la causa del mio male. Mi dicono che il famigerato imene è stato rimosso e che va tutto bene.
“Hai una vagina perfetta”, mi dicono.
Tutto a posto no? Fatto sta che dopo qualche mese dall’intervento mi ricapita l’occasione e finisco a letto con un ragazzo.
Inutile dire che mi sono bloccata ancora. Non potevo crederci. Possibile che l’intervento non fosse riuscito? Che ci fosse ancora un pezzo di imene che mi bloccava
l’ingresso in vagina? Non ho indagato ulteriormente, ero stufa, dopo tutto quello che avevo passato, mi ero ormai rassegnata.

Ho iniziato a evitare qualunque situazione in cui ci fosse solo la possibilità di un contatto intimo, ormai sapevo come sarebbe andata a finire. Nessuno intorno a me poteva aiutarmi, nessuno pareva capirmi.

Di lì a poco scoppia la pandemia e nel corso di quell’anno mi sono laureata, sono andata via di casa, sono successe tante cose che mi sono praticamente scordata del mio problema lí sotto e non ci ho più pensato. O meglio, non mi sono più trovata nella situazione di doverci pensare. Avevo altro per la testa.

Mi ero ormai convinta, o meglio avevo deciso di credere che non fosse un problema, ma che fosse dovuto semplicemente alla poca delicatezza da parte dei ragazzi che mi sono capitati, che non ne fossi abbastanza attratta, accampavo tutte le scuse possibili pur di non ammettere a me stessa che il problema c’era eccome, ed ero io. O meglio, la mia malattia. A cui nemmeno io credevo benché fosse evidente che qualcosa non andava.

Una parte di me lo sapeva benissimo, un’altra cercava di convincersi che un bel giorno mi sarei alzata e il problema sarebbe sparito, come per magia.

Il punto di svolta di questa storia è arrivato qualche mese fa, quando finisco a letto con un ragazzo dal quale ero parecchio attratta. Non avevo paura, anzi, ormai mi ero convinta di non avere nessun tipo di problema, ero tranquilla e a mio agio. Avevo voglia di andare a letto con lui.
Inizia a toccarmi, va tutto bene finché non infila una mano nelle mie mutande… in quel preciso istante una sensazione orribilmente familiare. Il muro. Da lì in poi mi sono irrigidita. Di colpo mi è passata la voglia, mi è passato completamente lo stimolo e ho stretto le gambe in automatico.
Non potevo crederci. Come poteva essere? E perché succedeva proprio a me?
Ho pianto tutte le mie lacrime quella notte, da sola nella mia stanza.

Ho riguardato quella scena di Sex Education, una serie che avevo già visto decine di volte, in cui ad una ragazza viene diagnosticata una patologia chiamata vaginismo. E i suoi sintomi sembravano coincidere esattamente con i miei… No, non può essere vero, non posso essere io questa roba, è assurdo, mi dicevo. Eppure.. Sono rimasta sveglia tutta la notte a fare ricerche, volevo capire, dovevo sapere il motivo per il quale anche questa volta mi ero bloccata.
Senza troppa convinzione ho cercato su Google “cure per il vaginismo” e ho trovato la storia di una ragazza che raccontava di come ne era uscita. È stato allora che ho letto per la prima volta il nome di Erika.

Il giorno dopo l’ho chiamata immediatamente, e per la prima volta nella mia vita una persona ha capito al volo tutti i miei sintomi, sembrava quasi mi leggesse nel pensiero!
Non mi era mai successo che qualcuno capisse cosa provavo prima di allora. Decido di fissare subito un appuntamento con lei durante il quale mi conferma la diagnosi di vaginismo,
come pensavo. E così ho deciso di investire in questo percorso, seppure con grandi difficoltà e senza il supporto della mia famiglia.
“È la mia occasione”, mi sono detta. Lo devo fare per me stessa e per nessun altro. Ora o mai più.

Da lì è iniziato un percorso terapeutico fatto di esercizi respiratori, dilatatori vaginali, esercizi da fare a casa, durante il quale ho progressivamente vinto le mie paure e abbattuto le false convinzioni che avevo fin dall’adolescenza.
Ho passato anni a sentirmi diversa da tutte le altre, a sentirmi malata, inadeguata, disabile, pensavo di non essere una vera donna, ho pensato persino di non avere una vera vagina o di essere affetta da qualche grave malformazione che mi impediva di essere penetrata. Sembra stupido ma quando hai un problema e non riesci a trovarne la causa, pensi di tutto. E invece ho scoperto di essere normalissima e di poter fare cose che non avrei mai immaginato!

Ad oggi, dopo alcuni mesi di terapia posso dire di avere sconfitto il vaginismo, anche se dovrò ancora confrontarmi con la realtà, rapporti, visite ginecologiche… Non avevo mai incontrato una professionista così capace ed empatica, considerando che la maggior parte dei ginecologi non sa nemmeno dell’esistenza del vaginismo.
Purtroppo sulle patologie legate al sistema uro-genitale femminile c’è un tabù talmente radicato e una tale disinformazione, anche da parte del personale medico, che nessuno ti prende sul serio. L’opinione comune è che sia un fatto psicologico, che il dolore che senti è psicosomatico, che il problema sta “tutto nella tua testa”.
Viviamo in una società in cui se non riesci a fare sesso, persino i medici ti dicono che sei pazza. Trovo a dir poco vergognoso che tante ragazze soffrano in silenzio e siano costrette a brancolare nel buio per anni, come ho fatto io, senza che un ginecologo sia in grado di dare un nome al loro dolore. Come trovo vergognoso il fatto che io sia arrivata a diagnosticarmi il vaginismo da sola, dopo anni e anni di sofferenze, guardando casualmente una serie Netflix.

Credo quindi che affidarmi a lei sia stata la migliore decisione che potessi prendere e non potrò mai ringraziarla abbastanza, e sono fiduciosa che riuscirò finalmente ad avere una vita normale

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