Il legamento crociato anteriore (LCA) non svolge solamente un ruolo fondamentale nel fornire stabilità e garantire una corretta funzionalità al ginocchio, ma rappresenta anche il più importante organo di senso, e propriocettivo, di questa articolazione. Possiamo considerarlo come la struttura che è in grado di mettere in collegamento il ginocchio con il cervello ed una sua lesione mette quindi a repentaglio l’intera funzionalità del ginocchio.

Cosa fare a seguito di una lesione del legamento crociato anteriore?

Il percorso riabilitativo può essere conservativo o chirurgico.
Al momento gli studi condotti a riguardo sono concordi nell’affermare che i due percorsi sono ugualmente efficaci nel riportare il paziente a praticare sport a livello pre-lesionale. Tuttavia, è importante specificare che non tutti i pazienti che intraprendono il percorso non chirurgico potranno portarlo a termine, alcuni individui per tornare a praticare sport dovranno eventualmente sottoporsi a chirurgia. Questi individui saranno identificati già durante la prima fase di riabilitazione grazie all’interazione di tutte le figure dell’equipe medica (ortopedico, fisioterapista, osteopata ecc.).

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Come si struttura il percorso riabilitativo post-chirurgico

Al momento non esistono protocolli per la riabilitazione dell’LCA a causa delle variabili che possono influenzarlo come: lesioni associate, sesso, età, scelte di interventi, risposta del ginocchio agli esercizi, aver eseguito una riabilitazione pre-operatoria e altre. Parliamo quindi di un percorso riabilitativo suddiviso in fasi ognuna delle quali avrà degli obiettivi ben definiti e dei test specifici che determineranno o meno il passaggio alla fase successiva.

Fase 1: pre-operatoria

L’obiettivo di questa fase è quello di arrivare all’intervento nelle migliori condizioni possibili.
Sarà importante ridurre il gonfiore provocato dalla lesione, recuperare quanta più forza possibile, normalizzare il cammino e la funzionalità del ginocchio. In questo periodo è anche fondamentale prendere confidenza con esercizi e schemi motori di esercizi che verranno riproposti nei momenti successivi.

Fase 2: post-operatoria

Questa è una fase delicata caratterizzata da dolore e perdita della funzionalità del ginocchio. Dolore e gonfiore, infatti, determineranno una limitazione della mobilità di ginocchio e renderanno necessario l’utilizzo di ausili per camminare. L’obiettivo che ci si porrà in questo momento sarà appunto la risoluzione di dolore e gonfiore per ripristinare la mobilità di ginocchio e rendere possibile lo svolgimento delle attività di vita quotidiana. Il recupero della completa estensione di ginocchio è un parametro fondamentale da raggiungere quanto prima, parallelamente ad un risveglio del “quadricipite”.

Fase 3: intermedia

Ci si dedicherà ora al recupero della quasi totalità della forza della muscolatura dell’arto inferiore, con focus particolare al quadricipite. Per raggiungere questo obiettivo sarà necessario prima di tutto correggere e controllare i pattern di movimento definiti “anca-dominante” che favoriscono un reclutamento della catena posteriore a sfavore del quadricipite e che il paziente quasi sicuramente cercherà di attuare quando eseguirà un esercizio. Occorrerà inoltre seguire un programma di esercizi a carico incrementale che inducano uno stress di adattamento al neo-legamento e al ginocchio stesso. Dall’intervento oltre a forza e funzionalità sarà peggiorato anche il fitness cardio-respiratorio, l’ultimo scopo di questo stadio sarà dedicato a questo aspetto al fine di preparare il paziente alle fasi successive.

Fase 4: avanzata

Definita anche ritorno alla corsa e ritorno allo sport. In questa fase si verrà esposti gradualmente a tutte quelle attività proprie della tua attività sportiva.
Non si tratta solo di corsa o di cambi di direzione, ma di eseguire una progressione di esercizi propedeutici a queste attività, con l’obiettivo di alzare sempre di più la capacità di carico del tuo ginocchio somministrando stimoli sempre nuovi e via via più complessi.

Fase 5: ritorno all’attività sportiva

Raggiunto questo punto il paziente sarà quasi pronto a tornare a giocare, in questa fase si dovrà tradurre in campo tutto ciò che è stato appreso e provato durante il percorso riabilitativo, sperimentando situazioni di gioco sempre più complesse e sempre più similari al contesto della partita. Si dovrà essere in grado di affrontare senza paura e senza limitazioni le situazioni che potrebbero quindi verificarsi durante un match come contrasti, salti, cambi di direzione, accelerazioni e così via.

Concludiamo con la domanda che più frequentemente ci viene posta: in quanto tempo potrò tornare a giocare?

Dipende dal sesso e dall’età, in quanto sappiamo che sia il sesso femminile che la giovane età sono correlati a più alte possibilità di lesione e di recidiva, circa il 25% degli atleti sotto i 25 anni che torneranno a praticare attività sportiva andranno incontro ad una recidiva.
Dipende inoltre dall’attività praticata, sport ad alto rischio come calcio e basket presentano un rischio aumentato di circa 5 volte di andare incontro ad una nuova lesione. Ciò che è certo è che la riabilitazione deve impiegare più di 6 mesi, si consideri che per ogni mese che viene ritardato il rientro in campo fino al nono il rischio di recidiva si riduce del 51% anche in un ginocchio che non presenta deficit clinici o funzionali.
È inoltre è necessario raggiungere certi parametri di forza e di performance se si pensa che un incremento dell’1% al Limb Simmetry Index (percentuale di forza che la gamba lesionata raggiunge rispetto a quella sana) diminuisce del 3% la possibilità di re-infortunio.
In breve considerando i parametri biologici ossia il tempo necessario affinché il tendine innestato si trasformi in legamento sono necessari dai 9 ai 12 mesi, tenendo a mente che il tempo è solo uno dei molteplici fattori da considerare per il rientro in campo.

Dott. Maghenzani Marco, Fisioterapista

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