È di due giorni fa l’intervista a Copan pubblicata dal Corriere della Sera in merito ai tamponi utilizzati per verificare i contagi da Coronavirus. Intervista che parla del grande contributo che l’azienda bresciana sta offrendo alla sanità Italiana e internazionale, garantendo la massima efficienza.

L’azienda lavora senza sosta da diversi giorni, sono di sua produzione i tamponi utilizzati a Whuan, Codogno e negli altri focolai.

«Siamo passati in poche ore da una lavorazione su due turni per cinque giorni la settimana, più eventuali straordinari al sabato, a una produzione 24 ore su 24 su tre turni. Siamo a ciclo continuo. Con una risposta eccellente di tutti i nostri collaboratori e addetti alla produzione». Sono le parole di Stefania Triva, manager e presidente di Copan, che in questi giorni vede il suo telefono squillare incessantemente.

L’imprenditrice parla del caso Coronavirus rassicurando i lettori circa l’eventualità di una crisi della produzione: «Abbiamo ancora margini. Se dovesse intensificarsi l’epidemia non escludiamo di coinvolgere i siti esteri negli Stati Uniti, in California e in Cina, a Shanghai. Progressivamente entrerà in produzione anche il nuovo stabilimento di Porto Rico. E non escludiamo nemmeno di inviare sul mercato anche produzioni meno all’avanguardia di quelle attualmente in linea, al fine di servire un maggior numero di clienti in una fase di crisi. L’unica cosa che non si può immaginare è di replicare su altri mercati lo sforzo fatto per l’emergenza cinese».

Copan è leader mondiale di mercato in quanto i suoi tamponi rilasciano oltre l’80% di analita, percentuale mai raggiunta da nessun altro dispositivo di prelievo.

Leggi l’articolo completo del Corriere della Sera qui

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