In Italia circa sei milioni di persone, per la maggior parte donne, soffrono di cefalea primaria.
Non solo, ma alcuni studi internazionali evidenziano che circa il 90 per cento dei pazienti con cefalea, che magari non si sottopongono ad un’approfondimento diagnostico ritenendo “normale” la loro condizione, utilizza farmaci da banco (OTC) in modo improprio e protratto, con i rischi connessi alla tossicità ma anche all’eventualità che si sviluppi come conseguenza una condizione di abuso/dipendenza da farmaci in grado di contribuire di per sé alla cronicizzazione di questi disturbi. Eventualità assolutamente da evitare!
Come può essere curata?
Innanzitutto è necessario una diagnosi corretta che consenta di classificare il tipo di cefalea, successivamente, come è stato indicato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è necessaria un’azione coordinata tra diversi professionisti della salute volta a migliorare e rendere omogenei gli standard dell’assistenza medica, con riferimento alla corretta diagnosi, al trattamento appropriato delle varie forme in relazione alla gravità e complessità, al supporto e all’indirizzo dei pazienti nell’accesso alle cure nei diversi ambiti.
Un trattamento sintomatico appropriato degli attacchi riduce la disabilità, mentre esistono trattamenti di tipo preventivo in grado di ridurre la frequenza, la gravità e la durata delle crisi in una prospettiva di trattamento a medio-lungo termine.
Dott. Michele Gennuso, Neurologo
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