Nelle ultime settimane si sta discutendo ampiamente in merito agli strumenti utilizzati per la diagnosi del Covid-19 e alla loro affidabilità.

Prima di esplorare l’argomento è opportuno fare una distinzione: tamponi e test sierologici sono esami estremamente differenti, che hanno obiettivi diversi e non si sostituiscono l’un l’altro. Se il compito del tampone è infatti quello di verificare se una persona è infetta in un preciso momento, quello del test sierologico è quello di rilevare nell’individuo la presenza di anticorpi contro il virus Sars-Cov-2.

Il tampone viene eseguito raccogliendo dalle basse vie respiratorie un campione biologico e, come spiega il Prof. Vella, virologo e direttore del Centro per la Salute Globale dell’Istituto superiore di sanità, “Il test diagnostico di riferimento è basato su un saggio di real-time RT-PCR, che consiste sostanzialmente in un’amplificazione del genoma. È il metodo più affidabile per rilevare anche concentrazioni molto basse dell’RNA virale”.

I test sierologici, invece, vengono effettuati tramite un prelievo venoso o capillare e indagano la presenza di due tipologie di anticorpi: le Immunoglobuline M e le Immunoglobuline G.

Quanto sono affidabili questi test?

Il Dott. Plebani, professore ordinario di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica dell’Università di Padova e Direttore del Dipartimento Strutturale Aziendale Medicina di Laboratorio dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, dichiara quanto segue “… i test sierologici si suddividono in due filoni: da una parte ci sono i test quantitativi, che si eseguono con saggi in ELISA o in chemiluminescenza, dall’altra quelli qualitativi, categoria della quale fanno parte i test rapidi di cui si è tanto discusso”.

Per quanto riguarda i test qualitativi, i quali vengono effettuati tramite prelievo capillare su chimica a secco, per ora possono essere considerati degli screening e non dei veri e propri esami. Sono infatti moltissimi i kit presenti in commercio ma non tutti secondo i virologi si sono rivelati affidabili, le ricerche sono ancora in fase di approfondimento. Altro discorso invece sono i test quantitativi, ovvero quelli effettuati tramite prelievo venoso, in merito ai quali Plebani dichiara: “Il punto cruciale dei test quantitativi è la specificità del riconoscimento di epitopi e domini virali: gli anticorpi con i quali sono stati sviluppati i test sierologici non sono tutti uguali e riconoscono porzioni diverse del virus…”,“…Ciò che stiamo cercando di capire è se tali anticorpi riescano a identificare delle specificità anticorpali di classe IgG e IgM che siano neutralizzanti” e prosegue “Dai primi lavori di letteratura pubblicati sull’argomento sembrerebbe che gli anticorpi contro il virus SARS-CoV-2 lo siano”. Da questo di deduce che le ricerche sembrano essere a buon punto e stanno dando esiti positivi, anche se il prossimo passaggio sarà quello di indagare sul periodo di durata dell’immunità.

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